«Indagare sui lavoratori è un fenomeno diffuso»
REGGIO. Per scoprire i segreti del mestiere, abbiamo intervistato diversi investigatori privati che lavorano a Reggio. Ognuno ha il proprio modo di lavorare, le proprie astuzie, ma tutti sono accomunati dagli stessi problemi quando devono affrontare unindagine.
«Il vero boom - dice Franco Ponzi, presidente dellomonima azienda di investigazioni - è quello che riguarda gli assenteismi. Ci sono tante aziende private, ma anche alcune a partecipazione pubblica, che chiedono il nostro intervento per cercare di smascherare coloro che, ad esempio, svolgono una seconda attività».
Su questo filone sta lavorando tanto anche Stefano Iacomini. «A Reggio di fannulloni ce ne sono davvero tanti - conferma - e spesso ci troviamo ad affrontare delle situazioni quasi surreali. Gli imprenditori sempre più di frequente contattano gli investigatori privati per cercare di provare che un dipendente in malattia fa tuttaltro. E quando entriamo in azione, è vero, ne scopriamo di tutti i colori».
Cè anche il mondo legato al consumo di droga e allo sballo giovanile. Terreno assai delicato, soprattutto quando un investigatore privato consegna ai genitori le prove che il loro figlio ha problemi con gli stupefacenti.
«Sono sempre tanti i genitori che ci chiedono aiuto - conferma Giuseppe Procaccia - ed è un fenomeno che negli anni rimane in costante aumento».
La conferma arriva anche dalle esperienze vissute da Mariano Ferranti.
«Capita spesso - dice - che i genitori di un ragazzo, soprattutto se minorenne, ci chiedano un aiuto. Quando succede, è perché ladulto si è già accorto che cè qualcosa che non va. Il nostro compito è quello di controllare le compagnie che frequenta il giovane e comunicare, con grande professionalità, i riscontri ai genitori».
Cè anche chi, come Dante Davalli, preferisce concentrarsi in altri campi.
«Spesso quando mi arriva una richiesta sul campo della droga - dice - preferisco non accettare, soprattutto quando il ragazzo da controllare è maggiorenne. In questi casi, non penso che entrare nella privacy di una persona, in modo così approfondito, sia giusto. Cerco invece di occuparmi di altre storie, sfruttando al massimo la mia professionalità». (m.m.)