«Belli non ha ucciso Serena»
Negata una relazione fra gli oggetti trovati nella zona del delitto
ARCE - «Carmine Belli non c'entra nulla con l'omicidio di Serena Mollicone. Nei suoi confronti è stato creato un castello accusatorio che non ha alcun fondamento di verità. Entro un mese porteremo le prove che dimostreranno l'innocenza del carrozziere». E' sicuro di sé e dei risultati dell'attività investigativa svolta nelle ultime settimane il criminologo Carmelo Lavorino, ingaggiato dalla difesa di Carmine Belli, gli avvocati Romano Misserville e Silvana Cristoforo per investigare sul delitto di Arce e, soprattutto, per scagionare Belli dalla accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. E un passo importante per il raggiungimento di questo risultato è stato compiuto ieri mattina quando Lavorino si è recato a «Fontana Cupa», il luogo dove il 3 giugno del 2001 fu ritrovato il cadavere di Serena, per compiere un sopralluogo. Con lui c'erano il dottor Giancarlo Magni Ronchi, medico legale; Marco Lilli e Dante Davalli, investigatori privati; uno studente di psicologia, Enrico Delli Compagni e due psicologi criminali, Giusi Russo e Giuseppe Magnarapa. Lo scopo del sopralluogo è stato quello di ricostruire dettagliatamente la scena del delitto. «E questo perché - come ha spiegato Lavorino - non c'era interrelazione tra gli oggetti rinvenuti sul luogo del crimine». In buona sostanza, le 4500 pagine redatte a seguito dell'intensa attività investigativa non avrebbero fornito indicazioni puntuali e dettagliate sugli oggetti ritrovati e sul luogo del ritrovamento del cadavere. Per questa ragione il lavoro compiuto ieri mattina a «Fontana Cupa» è consistito soprattutto nei rilevamenti tecnici che hanno portato ad esaminare i punti di visuale e le distanza. Un lavoro preliminare che poi è proseguito con il raffronto delle fotografie scattate sul posto subito dopo il ritrovamento del cadavere e con il filmato registrato nella zona. Insomma, è stata ricostruita la mappatura della scena del crimine grazie agli elementi raccolti. Uno studio puntuale supportato anche dai verbali degli interrogatori a cui, nei mesi precedenti l'arresto, fu sottoposto Carmine Belli. Un passaggio «dovuto» per studiare anche i movimenti che Belli avrebbe potuto compiere sul luogo dove fu ritrovato il cadavere di Serena e gli spostamenti compiuti da e verso «Fontana Cupa». Al termine di un'intensa giornata Lavorino si è detto soddisfatto per essere entrato in possesso di elementi determinanti a sostegno della propria tesi. E senza mezzi termini ha detto: «E' chiaro che Belli non c'entra nulla con questo delitto. Entro trenta giorni porteremo le prove che smonteranno dalle fondamenta le dieci tesi attraverso le quali l'Unità di analisi dei crimini violenti è arrivata ad indicare in Belli l'assassino di Serena Mollicone».
Tina Roscia